vs
SÌ vs NO
Nel
tentativo di raggranellare un po' di €uri facili, avevo fatto la
bella pensata di dedicarmi alle scommesse.
Clandestine,
per eliminare le tasse e per avere una via di fuga in caso di
default del tentativo.
Per
il quesito da dare in pasto ai benevoli scommettitori non c'erano
problemi. Lo avevo in mente, semplice, accattivante, di sicuro
impatto su coloro cui lo avrei proposto.
Aperto
a tutti, casalinghe di Voghera comprese. Eppoi a studiosi studenti e
somari, a laici credenti e miscredenti, a cattolici protestatari e
muzulmani, e pure agli ottomani, agli otto e millepiedi, agli
operatori di ogni settore, civile succhiaruote e militare, agli
occupati, ai disoccupati e ai parassiti...
Un
quesito che avrebbe richiesto una sola risposta alle due possibilità
offerte, semplice, secca: SÌ o NO.
Senza
fronzoli o codicilli che potessero falsare il risultato finale.
Prima
di lanciarmi in un'avventura nuova e rischiosa, avevo voluto effettuare
un sondaggio, per capire su quale delle due ipotesi fosse meglio
puntare per la quota di vincita da proporre, e valutare il quantum positivo ne avrei ricevuto.
Come
primo assaggio ero andato in un posto in cui, a semplice
domanda, sapevo per certo di ricevere l'informazione che mi
interessava.
Da
qui era scaturita una sentenza che, teoricamente, rendeva superfluo
il prosieguo del sondaggio.
La
risposta era stata un corale, incredibile, SÌ.
Per
un totale pari al 100%.
A
dire il vero, avevo capito che, nel contesto, la possibilità di un
pur timido NO era da escludere a priori; il malcapitato o la
poverella che lo avesse solo pensato sarebbe stato/a sbranato/a sul
posto.
Comunque,
voluta o accettata, la risposta c'era stata.
Come
detto, avrei potuto chiudere qui la ricerca, ma una mia dote (o
difetto) è la pignoleria.
Così,
anche per eliminare eventuali contestazioni sulle giocate, avevo
proseguito il sondaggio.
Cambiando
radicalmente zona e persone, sapendo comunque che l'interesse al
quesito avrebbe dato risultati, magari contrapposti, anche se i
numeri non sono i fagioli di una tombolata natalizia.
Un
altro branco, stessa domanda.
Risposta:
SÌ...
Mi erano cadute le braccia e le palle avevano sfiorato il suolo; che giocata avrei potuto fare con un
risultato del genere?
Neanche
il tempo di resettare il piano scommettitorio e questi sondaggiati
avevavno aggiunto: “, (virgola) col cazzo!”.
La
pignolaggine, l'ho appena detto e lo ripeto, è una delle mie poche
doti; la perspicacia un po' tanto meno...
Ciò
nonostante ho intuito che quel SÌ era un NO, e pure rafforzato.
Un
NO al 100%.
Sospiro
di sollievo, seguito da tosse convulsa...
Ero
punto e daccapo: su chi puntare per non rimetterci anche le mutande?
L'unico
dato sicuro era l'adesione compatta alla giocata proposta.
Senza
essere laureato in matematica, ma abbastanza forte in aritmetica, ho
preso atto che avrei ricevuto un (100% + 100%) 200% di offerenti.
Anche
l'ipotesi del ballottaggio era senza fondamento: troppo recise le
risposte ricevute, corali e senza tentennamenti, per credere a
ripensamenti dell'ultima ora.
Che
comunque per me sarebbero stati una fregatura, non avendo
informazioni preventive di salvaguardia.
Soldi
buttati; in vista dell'operazione avevo acquistato un buon numero di
blocchetti, di quelli commerciali che hanno dei quadratini per
esprimere pareri, i più diversi.
Una
casella (☺) indicava il 'molto soddisfatto', un'altra (○)
'soddisfattino', e così via fino all'ultima (☻) che era voce
negativa in assoluto, senza remissione.
In
tutto cinque possibilità di scelta.
A
me ne bastavano due, per non complicarmi l'esistenza con conteggi e
percentuali che non sono proprio pane mio.
Avevo
scelto i due estremi: ☺ per il SÌ e ☻ per il NO.
Per
eliminare le altre voci avevo comprato uno scatolone di bianchetto;
dai cinesi per risparmiare.
Avevo
risparmiato sulla spesa, ma l'olio di gomito per cancellare le voci
inutili era scorso a fiumi; senza contare i giorni e le notti passati
a sbianchettare.
Tutto
a monte, tutto da buttare.
Senza il possibile guadagno, apertamente sfumato, dovrò continuare a pasteggiare con le
solite aragoste, le solite insulse tartine al caviale, insaporendo i piatti col nauseante tartufo d'Alba, e avendo come
beveraggio le acque frizzanti in bottiglia, tipo moet&chandon,
dom pérignon, pommary e veuve clicot a giorni alterni.
Pazienza,
la vita è fatta anche di rinunce...
♥ ♦
♣ ♠
Alla
fin della ventura, per dovere di cronaca e per limitare
fraintendimenti, dò i termini “tecnici” del mancato
investimento.
La
domanda secca era:
“Il
Torino può quest'anno vincere lo scudetto?”
La
raccolta di informazioni ha avuto luogo:
☺
per il SÌ presso lo stadio Grande Torino, in zona curva Maratona,
notoriamente ritenuta la più obiettiva nel dare una risposta
plausibilmente onesta; laddove gli unici non-colori rifiutati sono il
bianco e il nero abbinati, visti solo come casacca degli ergastolani
di un tempo, con i numeri sul retro delle maglie corrispondenti a
quelli delle schede segnaletiche in bella evidenza in tutte le
questure dell'universo;
☻
per il NO presso lo
stadio Juventus Stadium, in zona curva Sud, che come attendibilità
espressiva vale la Maratona granata; qui l'unico colore respinto come
fosse di zanzara anofele sazia è appunto il granata; forse è
leggenda, ma pare che nei dipinti esposti in sede e nei clubs, il
rosso del sangue sia sostituito da un blu pesante, forse come
segnale di nobiltà peraltro mai provata.
Confesso,
altresì, che lo sviluppo dei dati e delle percentuali non è opera
mia (anche in aritmetica sono una schiappa): all'uopo avevo delegato
un medico commercialista che va per la maggiore, sconosciuto ai più
ma molto bravo, un certo dottor Padoan, che in alto loco conta
moltissimo.
Per
le interviste mi aveva dato una mano benedetta un imbonitore
televisivo molto apprezzato dall'intellighentia che tutto sa; un
certo Renzi, per gli amici solo Matteo, senza sciorinamento di
titoli, che peraltro forse manco ha. In alternativa mi avevano
segnalato un altro Matteo, anche lui senza arte né parte, che in
futuro potrebbe comunque essere utile.
E
questo è tutto.