mercoledì 17 marzo 2010

Elezioni 2010

Tra poco andremo a votare, Dio sia lodato. 
Si fa per dire.
A me le elezioni in genere fanno venire l'orticaria. 
Quelle europee, nazionali, al limite regionali, i referendum, le sopporto ancora; tanto non cambiano nulla, o se qualcosa cambia mi sembra tanto lontano da non accorgermi di cambiamenti (per dire: finanziamento ai partiti, nucleare, e così via).
Odio letteralmente quelle comunali; nelle grandi/medie città ancora ancora, il numero di abitanti fa da trincea a intromissioni che in paesi piccoli (6/10.000 abitanti) per me sono insopportabili.
Sei in fila alla posta, un tizio attacca discorso, parliamo del tempo, quest'anno proprio infame, ma non dobbiamo lamentarci perché c'è chi sta peggio. Tocca a lui prima di me; fa quel che deve fare, saluta e se ne va. Mai visto prima, mai lo vedrò poi. Sbagliato: viene a citofonarmi perché un parente si è candidato consigliere, e lui vuole illustrarmi i programmi che sostiene (per dire: raccolta differenziata, dialogo diretto con i cittadini, manutenzione delle strade, aiuti ai più deboli, ecc.). Tutti validi, peccato che siano progetti quasi uguali per tutte le liste. Il tizio cerca di farmi ammettere di essere stato conquistato alla sua parte, e se ne va spostando una pallina sul pallottoliere.
Per strada, un conoscente mi ferma, caffè al bar, due chiacchiere. Toh!, che coincidenza, anche lui sostiene un candidato, però di un'altra lista. Presentazione verbale del programma, altra pallina che viaggia sul pallottoliere.
In casa: il vicino mi porta in casa un Caio che mi presenta un terzo programma, che vale, salvo qualche virgola, quello dei precedenti.
Per non perdere nulla: un parente alla lontana, mai tanto parente come in queste occasioni, si presenta in prima persona come consigliere. Posso contare sul voto tuo, di tua moglie, di tua cognata e, peccato che per poco sia minorenne, di tua nipote?
Certo che sì, moltiplicato per quattro liste.
Subito all'uscita dal seggio, a distanza di legge, ci saranno quattro picchetti. Non hanno il pallottoliere, fanno delle crocette su un notes, e conteranno: mio mio mio mio.
Exit-pol caserecci, che poi risulteranno fasulli, un po' per ciascuno.
Credo che il voto e la sua segretezza siano il sale della democrazia. Ma che voto segreto è, se mi vedo conteggiato come una pecora, se devo uscire dal seggio con gli occhiali scuri, perché uno sguardo, non sia mai un saluto, ti inquadrano di brutto come sostenitore di questo o di quello?
Sapendo che non me ne frega un tubo di nessuno dei quattro candidati (tanti sono), perché nei decenni di vita qualcosa ho imparato, molto mi resta da imparare, ma una cosa, una sola, sono riuscito a stamparmela nella testa: costoro, se eletti, di me se ne fregheranno un tubo; figuriamoci i non eletti.
C'è qualcuno che sa come affrontare la situazione?

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